Due nuovi Presbiteri per la nostra Chiesa diocesana. don Emiljano Malia e don Fabio Torri sono stati ordinati ieri in Cattedrale dal vescovo Giampio Devasini.
Don Malia presiederà le sue Prime Messe domenica 4 giugno alle ore 10:30 nella Parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Rapallo e domenica 11 giugno alle ore 11:15 nella Basilica dei Fieschi a San Salvatore di Cogorno.
Don Torri presiederà la sua prima Messa domenica 11 giugno alle ore 10:30 nella Parrocchia di San Michele Arcangelo a Casarza Ligure.
Questa l’omelia pronunciata dal Vescovo:
Cari fratelli e sorelle,
il racconto dell’effusione dello Spirito Santo sugli apostoli riuniti nel cenacolo che abbiamo ascoltato quando è stata proclamata la prima Lettura, non ha come obiettivo quello di farci ammalare di nostalgia per un evento accaduto circa due millenni fa, ma semmai ha come obiettivo quello di farci rivivere tale evento, di farlo nostro così che sia ravvivato in noi il sogno di una Chiesa mite e audace, fedele e creativa, gioiosa e coraggiosa. Una Chiesa che pratica il comandamento nuovo – «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34) – e quindi unita in una comunione piena, senza incrinature e senza arroccamenti. Una Chiesa preoccupata meno dell’organizzazione e più della relazione, meno della conservazione e più dell’annuncio, meno delle strutture e più delle persone. Una Chiesa immune dalla sindrome dell’assedio, affrancata dalla smania di trionfi e di trofei. Una Chiesa in continuo cammino, che abita dentro i villaggi, disposta ad accogliere ogni uomo ed ogni donna con cordialità e senza pregiudizi, capace di ascoltare lo Spirito Santo che parla anche attraverso i fratelli e le sorelle che con noi condividono questo tempo complesso e quindi anche attraverso le critiche, i sogni, i progetti, le esperienze. E perché l’ascolto delle persone sia generativo di cose nuove, la preoccupazione non deve essere “cosa dobbiamo dire noi” ma “come possiamo eliminare gli ostacoli perché i cosiddetti mondi parlino”.
Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo che oggi, come vento gagliardo e soffio gentile, investirà Emiljano e Fabio infiammandoli col fuoco ardente del suo amore, è stato effuso su ciascuno di noi il giorno del nostro battesimo generandoci a vita nuova come fratelli di Gesù e figli del Padre nostro che è nei cieli. Figli di un Padre, di un Abbà (così, nei colloqui intimi, lo chiamava Gesù ricorrendo ad un termine dialettale con cui i bambini ebrei in casa chiamavano il papà) e non di un tiranno implacabile, di un giudice inflessibile, di un irriducibile guastafeste. Figli di un Padre che ha desiderio di noi, nostalgia di noi, che non sa immaginarsi senza di noi e ci vuole con sè. Figli tutti di uno stesso Padre e quindi tutti fratelli. Figli: dono e compito. Non solo. Lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto in dono quando siamo stati battezzati continua a donarsi a noi ogni volta che lo invochiamo e lo accogliamo a cuore aperto, a braccia spalancate: sì, ogni sua effusione è premessa e promessa di altre effusioni.
Cari Emiljano e Fabio, oggi, per le mani di un povero vescovo – che in questi due anni ha imparato a conoscervi, a stimarvi e a volervi bene e che in questo momento vi attesta la grande gioia della Chiesa per il vostro ingresso nella comunione presbiterale –, lo Spirito Santo scenderà su di voi e vi donerà la grazia di ri-presentare – non rappresentare – Cristo, il pastore bello, buono, vero: bello perché buono e buono perché vero; ri-presentarlo e cioè renderlo presente e cioè dare forma visibile alla sua presenza invisibile. Dove passa un pastore, si dovrebbe vedere il Pastore. Ecco il segno proprio del sacramento dell’Ordine. In virtù dell’unzione dello Spirito Santo, i presbiteri sono marchiati a fuoco da uno specifico e speciale carattere che li configura a Cristo pastore, in modo da poter agire in suo nome, da poter vivere a sua immagine, da poter benedire, consacrare, riconciliare, guidare, servire in persona di Cristo, che dona la vita per amore, che dona la vita perchè ciascuno di noi abbia vita e vita in abbondanza (cfr Gv 10,10; 15,13).
Permettetemi di concludere con le parole di un confratello vescovo ormai emerito. Eccole:
«Beati voi, Emiljano e Fabio, se sarete tenacemente convinti che il vostro dono primario e il vostro compito prioritario è quello di essere tessitori di comunione, costruttori di comunità.
Beati voi, se vivrete la dedizione al popolo di Dio come l’ambito fecondo della vostra identità e la cornice promettente di un’autentica spiritualità presbiterale.
Beati voi, se il vostro servizio pastorale sarà mirato all’incontro intimo e intenso con Gesù, il divino umanissimo Innamorato che vi ustiona con la sua parola. E nella santa eucaristia vi contagia l’amore per la sua Sposa, la Chiesa. Per amarla come lui l’ha amata, come l’ama e l’amerà sempre.
Beati voi, se la vostra vita pastorale sarà mirata all’incontro con Dio, altrimenti resterebbe un carico insopportabile, uno stress frustrante, un affanno inconcludente.
Beati voi, se la vostra vita interiore vi porterà ai fratelli, specie i più poveri, altrimenti rischierà di risolversi in un devozionalismo ripiegato, in un triste, alienante intimismo.
Beati voi, se non vi blinderete nel recinto del tempio, se non vi rintanerete nel nido della canonica. Ma vi immergerete nella vita della gente. E i vostri abiti, più che odorare d’incenso, contageranno il buon profumo del bel Pastore e spanderanno l’odore gradevole delle sue pecorelle.
Beati voi, se non scorderete mai che il primo dono dei presbiteri è la testimonianza di una fraternità cordialmente e concretamente vissuta. Perché è più importante dedicarsi alla comunione nel presbiterio che spendersi da soli in un ansioso, compulsivo attivismo.
Beati voi, se il segreto della vostra gioia lo troverete nella instancabile esposizione al roveto ardente dell’amicizia con il dolcissimo Signore della nostra vita. Una vita povera, ma radiosa e raggiante se il cuore sarà tenacemente tenuto ‘sotto carica’ nel cuore di Gesù, nostro grande Pastore.
Eche la gioia di questo giorno brilli sempre nei vostri occhi e non si spenga mai nel vostro cuore, perfino nei giorni della nebbia o della tempesta, fino all’ultima sera della vostra vita!». Amen.